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Il governo a Cutro tra annunci e proteste

(Tempo di lettura: 2 - 3 minuti)

Il Consiglio dei ministri convocato nel Comune crotonese dopo la tragedia dei migranti ha rappresentato un segno di attenzione ma è stato anche molto contestato

Un segnale di attenzione, sicuramente e poi applausi ma anche tante contestazioni e molte polemiche.

Il Consiglio dei ministri tenuto a Cutro, teatro del naufragio nel quale sono morti, al momento, una ottantina di migranti in gran parte bambini è stato un fatto sicuramente storico ma anche carico di significati contraddittori. Il governo guidato dalla premier Giorgia Meloni ha voluto lanciare un messaggio di vicinanza a una realtà quale quella calabrese colpita dall'immane tragedia ma capace di dare una grande lezione di umanità, solidarietà e accoglienza, ma non è riuscito a sottrarsi all'accusa di aver voluto fare solo una “passerella”, evitando il contatto con i superstiti e i parenti delle vittime (solo successivamente invitati a Palazzo Chigi). All'arrivo le auto che accompagnavano la Meloni e i ministri sono diventate bersaglio del lancio di peluche in segno di protesta di numerosi manifestanti che hanno esposto anche striscioni con scritte come "Not in my name" e "Strage di Stato".

Quindi la Meloni e il Cdm, accolti dal sindaco di Cutro Antonio Ceraso e dal presidente della Regione Occhiuto, si sono chiusi nel convento sede del Municipio cutrese per un Consiglio dei ministri che ha suggellato la linea dura contro chi pensa di entrare illegalmente in Italia, che deve sapere che «non conviene pagare gli scafisti e rischiare di morire», e soprattutto la linea dura contro i trafficanti, che ora rischiano il carcere fino a 30 anni. Questo - ha detto poi la Meloni in conferenza stampa - per dare quel segnale «simbolico» ma anche «concreto» del fatto che il governo è determinato a «sconfiggere la tratta di esseri umani», ritenuta la vera causa delle tragedie come quella del 26 febbraio. In una conferenza stampa caratterizzata da molta tensione e da vivaci botta e risposta con i giornalisti, soprattutto calabresi, Meloni ha difeso a spada tratta il ministro Matteo Piantedosi, al centro delle polemiche di questi giorni, perché nella situazione di Cutro, ha ribadito, non si poteva «fare di più». Ed tornata a infastidirsi di fronte a chi, a suo parere, starebbe invece accusando il governo di avere deliberatamente lasciato morire in mare i migranti.

«In questo momento - ha sottolineato la Meloni  - ci sono 20 imbarcazioni che qualcuno sta soccorrendo in acque italiane», quindi «non accetto ricostruzioni» che lascino intendere che l'esecutivo si sia «girato dall'altra parte».

Prima del Consiglio dei ministri, la premerei, con i vicepremier Salvini e Tajani, ha poi scoperto una targa all'interno del Comune di Cutro che commemora le vittime del naufragio citando le parole di Papa Francesco.

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