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Alla scoperta de “Il profanatore dei tesori perduti”

(Tempo di lettura: 2 - 3 minuti)

Con Sufrah il geomante, accompagnati dal servo Alif e da altri personaggi indimenticabili, Marcello Simoni ci fa vivere un’avventura nel deserto alla ricerca della perduta città di Zarzourah

Come un caleidoscopio di colori e di odori, ci ritroviamo a leggere di una cultura molto distante dalla nostra, piena dei suoi miti, delle sue leggende e delle sue contraddizioni

Gerusalemme è appena caduta nelle mani dei cavalieri crociati quando, in un affollato caravanserraglio vicino ai sobborghi del Cairo, giunge un uomo avvolto dal mistero. È alla ricerca di un’antica città sotto la quale, così narra la leggenda, si nasconderebbe un inestimabile tesoro. Molto poco si sa di lui, se non che il suo nome è Sufrah e che, attraverso l’arte divinatoria, della geomanzia, domina le menti umane e sottomette gli spiriti maligni. Nel viaggio lo accompagna Alif, un giovane servo dal passato di ladro, sul quale ricadranno inaspettatamente le sorti della spedizione. Raggiungere le rovine maledette di Zarzourah si rivelerà un’insidiosa caccia al tesoro, capace di attirare uno sciame di avventurieri: infidi cammellieri, spie cristiane, sicari della setta degli assassini. Ambientata nel deserto egiziano, uno dei luoghi più insoliti del Medioevo, questa storia dal sapore esotico fa rivivere un mondo affascinante, in cui, attraverso personaggi dall’ ammaliante bellezza, risuonano gli echi di meravigliose antiche culture. Nella lettura de “Il profanatore dei tesori perduti” scritto da Marcello Simoni, ci spingiamo più lontano, molto più indietro rispetto al precedente libro dell’autore. Raggiungiamo il deserto nel Cairo, proprio poco dopo la caduta di Gerusalemme nelle mani dei cavalieri crociati. Con Sufrah il geomante, accompagnati dal servo Alif e da altri personaggi indimenticabili, Marcello Simoni ci fa vivere un’avventura nel deserto alla ricerca della perduta città di Zarzourah. Un’ avventura brulicante di insidie, inganni e di pericolo. Come un caleidoscopio di colori e di odori, ci ritroviamo a leggere di una cultura molto distante dalla nostra, piena dei suoi miti, delle sue leggende e delle sue contraddizioni. Nonostante Sufrah sia l’iniziale punto di riferimento del racconto, tutto cambia pagina dopo pagina. Impariamo a conoscere i personaggi durante i loro momenti più coraggiosi, più oscuri. Un romanzo in cui non vi è un eroe e un villan, quanto più un insieme di bene e male, di luci ed ombre, di ossessioni e di fede. “Il profanatore dei tesori perduti” è un libro scritto talmente bene che, anche i profani della letteratura storica, riescono a continuare la lettura e terminal, apprezzando un mondo sconosciuto come quello di cui parla il romanzo.

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